Esprimi un desiderio - racconto di Anna Montella

Esprimi un desiderio
 © Anna Montella 


Notte  di San Lorenzo… autogrill e benzina…
Questa notte al mio film cambierei  qualche scena…

Lo  aveva saputo  da un’amica comune quella mattina. Massimiliano era diventato papà. Non  ci pensava da anni,  ma quella notte  lo aveva sognato  e, presa da quell’urgenza che ti lasciano alcuni sogni quando  son  troppo vividi, aveva  tirato fuori dall’oblio di una rubrica telefonica piena di appunti scarabocchiati un’ amica d’altri tempi, per avere notizie.
- Lo chiamo e gli faccio gli auguri? – si era detta, incerta se essere felice per quella notizia  o sentirsi  autorizzata ad una punta  di rimpianto  per ciò che avrebbe potuto essere e non era stato.
Non lo vedeva da quattro  anni. Da quell’ultima  volta quando, a sorpresa, l’aveva chiamata ed invitata  a cena. Lei aveva accettato ma,  nel rivederlo, non aveva sentito  alcuna  emozione,  nessun pizzicore alla nuca o cuore in tempesta. E così si erano lasciati con la promessa di rivedersi, ma lei si era defilata ad un ulteriore  invito di lui. E il tempo era passato.
Alla fine si era decisa ad inviare  un sms. Aveva ancora  il suo numero di cellulare.
“Ho saputo che sei diventato papà. Tanti auguri. Eliana”.
Dopo  un po’ le era arrivato un sms di risposta: “Grazie sei gentile ma non ho capito chi sei”.
Lei era rimasta li, con il cellulare  che sembrava scottarle  tra le mani. “non ho capito chi sei…”.
Come  può avermi  dimenticata  al  punto da  non riconoscere neppure il mio nome?

E con la mente torna a quella loro ultima volta insieme che li aveva visti innamorati persi. Quando lui nel cuore della notte  l’aveva svegliata con una telefonata. Era corsa fuori in camicia da notte, affannata, per poterlo  richiamare  senza farsi sentire dal marito che dormiva ignaro nel letto matrimoniale, e si erano dati appuntamento  per il giorno successivo.  Rivedersi  e  capire  di volersi ancora fu un tutt’uno. Furono ore di passione selvaggia, una urgenza che bruciava e dilagava dentro  quasi a voler colmare tutti quegli anni di lontananza forzata.  Era sposata da due anni all’epoca.  Poi era  tornata   a  casa  come   nulla fosse  accaduto riprendendo  la sua vita di sempre, mentre lui era ritornato  in… prigione.  Quella sortita era un permesso accordatogli per buona condotta.
Quando si erano conosciuti lei aveva 20 anni. Una famiglia agiata, un futuro luminoso  davanti.  Lui le aveva sconvolto   la  vita. Affascinante, misterioso,  le dava la  sensazione  di un desiderio esaudito. Stavano insieme da poco più di un mese quando vennero portati in commissariato. Lo accusavano di un reato che non aveva commesso. Il suo alibi era proprio  lei, perché erano insieme al momento della rapina in cui ci era scappato il morto. Erano stati giorni frenetici. Si sentiva un’eroina da romanzo, era al centro dell’attenzione. Il via vai in commissariato, le testimonianze in tribunale, i giornalisti,  le interviste. Doveva difenderlo dal mondo e dalla Giustizia  che si ostinava a tenere in prigione un innocente. Cominciarono le lettere infuocate, unico filo che li univa, a parte i pochi colloqui nella sala del carcere. Circa 1500 lettere in cinque anni, tra quelle inviate  e ricevute.  Lettere  che conservava ancora gelosamente. Si era nutrita  di quelle lettere che erano diventate il suo pane e il suo companatico, la colonna sonora, fatta di migliaia di parole, della sua vita solitaria.  I suoi avevano tentato  in tutti i modi di distoglierla   da quella  che vedevano come una pazzia. Temevano per lei. Le avevano tagliato  perfino  i viveri per farla rinsavire, ma lei si sentiva investita da una missione e non cedette alle pressioni dei familiari. Si trovò un lavoro e per cinque lunghi anni visse di lettere e dei colloqui  a cadenza mensile.

Poi nella vicenda ci fu una svolta e venne riconosciuta l’innocenza di lui e in lei qualcosa si spezzò. Il suo ruolo di pasionaria  era terminato. Non doveva più difenderlo  dal mondo e da una giustizia iniqua. Lui non aveva più bisogno del suo sacrificio. Senza il ruolo che si era imposta  di sostenere per tanti anni si sentiva persa, svuotata  e  si allontanò  da lui. Quasi senza rendersene conto, diradò le lettere e le visite, fino a decidere di tornare dai suoi col capo cosparso di cenere. Lui le chiese un ultimo incontro. Si lasciarono divisi dal vetro nella saletta dei colloqui.  Neppure un bacio di addio.
La vita di lei continuò  senza ulteriori scosse, riprendendo  dal punto in cui era stata interrotta  mentre lui, nonostante la ritrovata innocenza, dovette restare in prigione per molto  tempo ancora perché gli vennero contestati e addebitati una serie di reati minori che gli costarono, in totale, 15 anni di carcere. Non era mai stato uno stinco di santo.
Il giorno del suo matrimonio, mentre si infilava l’abito da sposa in una nuvola di tulle, Eliana ricevette l’ultima lettera di lui. Le diceva di amarla ancora. Lei ingoiò  mezza boccetta di tranquillanti  e andò in chiesa.
Dopo due anni dalla marcia nuziale, quella telefonata notturna e quella urgenza avevano finalmente  colmato  tutti quegli anni di lontananza e ridisegnato i contorni di quell’amore di contrabbando, che ancora oggi le faceva venire gli occhi lucidi. Ma lei ormai  aveva la sua vita e lui doveva rientrare  in prigione, dove sarebbe rimasto ancora diverso tempo.
L’incontro di  4  anni prima, grigio e   senza   colore, aveva definitivamente   sigillato  quella  magia e  lei aveva relegato   nel cassetto dei ricordi quell’amore bellissimo, da “Romanzo Popolare”.
Ma allora perché adesso si sentiva così infelice dopo quell’sms?

Si guarda le mani  senza anelli. 
40 anni, quasi quarantuno,  un matrimonio fallito alle spalle, nessun figlio, una serie di amori sbagliati,  a volte raccattati qui e la, e un solo grande amore, dopo quell’amore dei vent’anni. Un amore da favola che, però,  è già finito,  durato lo spazio di una estate.
“Sono io che distruggo tutto. Ho avuto tutto e ho distrutto tutto. Son così stanca sai…”
Laura l’ascolta  senza parlare.  Non conosceva quella storia.
La loro conversazione  è  cominciata  parlando  di una  comune conoscenza, un po’ svanita e opportunista,  per poi scivolare sul personale.  Non si sentivano  da  tempo  e  quella  sera  si sono incontrate  per caso in centro rifugiandosi in quel bar, decise a non schiodarsi da li fino alla chiusura.  La notte di San Lorenzo. Mentre gli altri sono a guardar  le stelle con qualcuno, loro sono lì sole, ciascuna con i suoi pensieri  a guardare una tazza di caffè che si raffredda.
Eliana, dopo una pausa quasi imbarazzata, le aveva chiesto poco prima all’improvviso:
- A parte la delusione per un’amicizia  finita,  come stai? - Le aveva risposto in tono leggero, colloquiale:
- Come  sempre.  La vita va per conto  suo e io per conto mio. - Avevano ridacchiato  ritrovando  la sintonia  e la complicità  di un tempo.
Poi Eliana, in tono altrettanto colloquiale, aveva ripreso: - Oggi ho avuto una pugnalata al cuore! –
Laura   aveva smesso  di giocherellare  col cucchiaino   e  l’aveva guardata con fare interrogativo.  Era stato come togliere gli argini ad una  diga  e le parole erano fluite come un fiume in piena. Davanti  ai suoi occhi,  mentre  Eliana  parlava, si snodavano  le immagini di quell’amore  tormentato,  vedeva quella ragazzina di tanti anni prima, con una responsabilità troppo grande per i suoi vent’anni,  e sentiva la pena dell’amica come se fosse tangibile  e si toccasse con le mani.

- Perché mi manca? – il sussurro di Eliana la fa sobbalzare. Ha per le sue orecchie lo stesso effetto di parole urlate, tanta è l’angoscia vibrante che, per un attimo, ha permeato il piccolo ambiente del bar.
- Forse domani mi chiamerà e mi dirà che quell’sms era un dispetto ma che non mi ha mai dimenticata.  –
- Ok ora basta! –
Si rende conto di aver alzato la voce dallo sguardo sorpreso del barista. Torna a parlare  a bassa voce.
–Ascolta baby, non hai figli non hai un amore sei stanca. Va bene. Prenditi  una pausa da te stessa. Mangia, cammina, dormi, respira, guarda la tv e poi… ricomincia  a vivere. Datti tempo, processati se vuoi e condannati   anche,  ma poi assolviti  una buona  volta! E questo signore, per il tuo bene e per il suo, è meglio che non si faccia più sentire. Ha perfino un figlio in fasce e tu non lo amavi già più 4 anni fa e lui non ama te. Chiudi questo ciclo della tua vita e poi ricomincia. Devi ricominciare..  E ricominciare  da te! Lo devi a  te stessa. Non sei sola ci sono io. Gli amici sono quelli che rimangono dopo che i figli sono andati via e gli amori in saldo sono finiti. -
Poi prendendo l’aria ispirata da “strega per caso” che tanto le fa ridere:
- E adesso…esprimi un desiderio ma ricorda… fai attenzione a ciò che desideri perché (pausa ad effetto)  potrebbe  anche avverarsi! -
Intanto il barista, assumendo l’aria di chi non ascolta i discorsi dei clienti,  gira la manopola della radio e le note della canzone “Notte di San Lorenzo” di Franco Simone si diffondono nel locale.
“Notte di San Lorenzo...  autogrill  e benzina… Questa notte al mio film cambierei qualche scena…”


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